Nella parte sud est del Lago Turkana, l’unico luogo all’interno di un’area vastissima dove è possibile approvvigionarsi d’acqua potabile è l’Oasi di Loiyangalani. L’Oasi si trova in uno stato di progressiva e inarrestabile desertificazione per cui la sopravvivenza di intere popolazioni di etnia Turkana, Samburu, Rendile, El Molo è a rischio.

Gli El Molo dediti da sempre alla pesca, vivono in un villaggio molto distante dall’Oasi, completamente isolato lungo le rive del lago la cui acqua non è idonea per l’uomo a causa dell’alta concentrazione di fluoruri e di metalli pesanti tra cui ferro e manganese che provocano importanti patologie soprattutto a carico dell’apparato scheletrico. Per questo gli El Molo si trovano in una situazione ancora più critica rispetto al contesto generale e attualmente vengono considerati a rischio di estinzione.

Da alcuni anni è in corso una ricerca finalizzata ad individuare gli interventi di contrasto necessari per salvare l’Oasi di Loiyangalani.

Gli studi preliminari hanno portato ad individuare buone aree di ricerca per la realizzazione di un pozzo, in prossimità del villaggio in corrispondenza di depositi alluvionali alimentati da un altopiano (il Monte Kulal) sul quale si scaricano le correnti umide provenienti dal lago.

Acquifera partecipa al Progetto Oasis Ecosystem nato nella scia di un programma quinquennale avviato nel 2006 dall’Associazione monegasca Wings for Earth (WFE) specificamente indirizzato alla lotta alla desertificazione, denominato Nanyori green belt che puntava ad attivare modalità di sviluppo economico locale e di formazione per la gestione e la protezione degli ecosistemi e delle risorse propri delle popolazioni stanziali e agropastorali di Loiyangalani.

Il Progetto si inserisce nelle politiche nazionali e internazionali di lotta alla desertificazione con particolare riferimento alla United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD) ed al National Action Plan (NAP) del Kenya.

Si tratta di una ricerca applicata che si sviluppa sia su basi scientifiche che su intenti di natura pratica, utilizzando per quanto possibile le conoscenze tradizionali locali (Promotion of traditional knowledge-UNCCD, 2005) ed anche tecnologie innovative semplici e sistemi rinnovabili di produzione di energia.

 

Water Right Foundation che cofinanzia il progetto, è capofila per il coordinamento operativo e i rapporti con le istituzioni.

Il Progetto Oasis Ecosystem costituisce in partnership con la WFE, il supporto del  programma Nanyori green belt sia dal punto di vista tecnico scientifico con l’apporto di ricercatori ed esperti, che economico e di attivazione di fondi specifici dopo la redazione del progetto definitivo che nelle sue linee generali, ha come obiettivi:

  • supportare l’azione del programma Nanyori green belt in relazione alla protezione dell’ecosistema Oasi di Loiyangalani e alla lotta alla desertificazione dell’area specifica;
  • realizzare un prototipo di rivegetazione finalizzato ad ampliare l’ecosistema dell’Oasi, ad aumentare la produttività alimentare per le popolazioni locali ed a fornire nuove aree di pascolo per gli animali domestici che sono una delle principali cause di perdita di suolo;
  • incrementare le risorse idriche disponibili sia per finalità irrigue che idropotabili;
  • coinvolgere ed istruire le popolazioni locali nella realizzazione e nella gestione delle risorse idriche, dell’area-prototipo e di altre aree rivegetate.

Al gruppo di partner già costituito si è aggiunta l’organizzazione tedesca di Veterinari Senza Frontiere con la quale si è potuto partecipare ad un bando di gara europeo aperto dal Ministry of State for Development of Northern Kenya and other Arid Lands e accedere ad una ulteriore fonte di finanziamento.

 

NOVEMBRE 2017

Approfondimenti e controlli tecnici dopo la missione

Dopo molte difficoltà di carattere logistico e tecnico, è stato realizzato il pozzo all’interno del Villaggio Turkana, in località Kula Mawe.

Le principali caratteristiche costruttive sono:

  • diametro del foro = 300 mm;
  • diametro tubo di rivestimento = 170 mm;
  • profondità raggiunta dalla perforazione = 40 metri;
  • filtri posizionati da 24 a 36 metri di profondità;
  • cementazione dal piano di campagna fino ai 21 metri di profondità.

La stratigrafia rilevata durante la perforazione ha permesso di confermare il modello idrogeologico ricostruito sulla base delle indagini che sono state svolte a più riprese e in fasi diverse, basate sulla interpretazione di immagini satellitari, rilievi geologici e chimico-fisici di superficie e indagini geoelettriche.

Il posizionamento dei filtri e la profondità così rilevante della cementazione sono stati determinati dalla necessità di massimizzare l’isolamento del livello acquifero intercettato e garantire la maggiore protezione della falda a livello qualitativo.

Il pozzo è stato attrezzato con una pompa a immersione alimentata da pannelli solari che sono stati posizionati sulla copertura dei due serbatoi da 5.000 litri ciascuno, collegati alla fontana pubblica, attualmente in fase di realizzazione.

La prova di pompaggio ha permesso di quantificare la produttività del pozzo in circa 1 litro/secondo e le prime analisi di carattere speditivo confermano la buona qualità organolettica dell’acqua caratterizzata anche da un valore di conducibilità, non particolarmente elevato, di 890 mS ad indicare un contenuto salino accettabile per un’acqua potabile.

La temperatura di 38° C è un’altra grandezza fisica utile per lo studio delle caratteristiche idrogeologiche dell’acquifero e per la ricostruzione del percorso della falda nel sottosuolo nel quale di solito varia dai 13 ai 18° C.

Tenendo presente che oltre i 30-40 m di profondità le temperature possono essere influenzate solo dal gradiente geotermico, un valore come quello rilevato fa ipotizzare o un interscambio fra la falda freatica alimentata dal Bacino del Monte Kulal e la falda termale che alimenta le sorgenti dell’Oasi o un interazione termica con le rocce serbatoio.

Analisi più approfondite di carattere chimico consentiranno di approfondire ulteriormente questo aspetto estremamente interessante e importante per definire i percorsi sotterranei e di conseguenza per impostare, in prospettiva, la corretta gestione della risorsa idrica e la sua salvaguardia dal punto di vista qualitativo.

Per proteggere i manufatti dalle piene alluvionali, il pozzo è stato protetto da una doppia barriera in muratura e analogamente i pannelli solari e l’impianto elettrico sono stati collocati sulla copertura dei due serbatoi disposti su una piattaforma più elevata sostenuta da gabbioni realizzati per contrastare possibili fenomeni di erosione da parte del fiume.

Considerando che il pompaggio può essere effettuato esclusivamente durante le ore diurne, la quantità d’acqua che è possibile estrarre con questo tipo di impianto consente il riempimento dei due serbatoi nell’arco di circa tre ore assicurando una disponibilità per la popolazione del villaggio di 20-25.000 l/giorno, corrispondenti approssimativa-mente a 50-60 l/giorno a famiglia.

Valutando inoltre i dati raccolti riguardo alla attuale produttività del pozzo e quanto di fatto sta già accadendo, si può stimare una potenzialità di sfruttamento maggiore di quanto previsto per ulteriori 3.000-3.500 persone che vivono disseminate su un’area più estesa, in un raggio di due chilometri intorno al Villaggio Turkana!!!

 

 

 

 

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